Due mondi diversi Cosa dovremmo fare se l’America ci abbandonasse L’invito dello speaker repubblicano John Boehner a Benjamin Netanyahu, è l’ultima grana di politica internazionale per Barak Obama. L’ amministrazione statunitense è impegnata in un delicato e complesso negoziato con Teheran sul programma nucleare ed ecco Netanyahu ospite del Congresso il prossimo tre marzo. Netanyahu non lo vuole proprio l’accordo con l’Iran, vuole sanzioni e magari bombardare i siti di produzione di uranio arricchito. Comunque ne esca, Obama sarà più debole. Un tradizionale alleato degli Usa viene al congresso per criticarlo. Può darsi che Netanyahu alle prossime elezioni prenda un bagno, ma se non fosse così, ecco che il rapporto con Israele si allenterebbe e l’America di Obama di amici in medio oriente non ne ha mica più tanti. Prendete gli egiziani, il principale punto d’appoggio statunitense nel mondo arabo dai tempi di Sadat. Obama a momenti li accusava di essere dei golpisti ed ora sono loro a combattere l’Is in Libia, un altro danno a cui Obama ha dato il suo contributo. Una volta eliminato Osama Bin Laden, la Casa Bianca si era convinta di aver concluso la guerra al terrore, ed ora si trovano a studiare con i generali curdi e iracheni una battaglia per Musul, più o meno come Patton faceva con Montgomery per togliere il nord Africa a Rommel. Solo che un conto era avere come alleati gli inglesi, un altro le truppe improvvisate di Baghdad ed i negletti di uno Stato che nessuno gli vuole dare, come i curdi. Obama prima aveva detto che avrebbe spazzato via l’Is, poi che deve farlo l’Islam, adesso ci prova con gli sciiti ed i miliziani del pkk, staremo a vedere cosa succede. Di certo l’Islam, lo Stato islamico non lo combatte, sono giordani ed egiziani a farlo, vecchi regimi nazionalisti e vedremo come lo combatterà il nuovo Iraq. Questo il fronte mediorientale dell’America, a dir poco sconcertante. Poi c’è quello orientale, con l’Ucraina dove l’America è quasi uscita di scena. L’attuale tregua l’hanno negoziata Germania e Francia, Obama avrebbe voluto armare Kiev; i suoi interlocutori occidentali gli hanno fatto capire che non se ne parla. L’America è in crisi con i suoi alleati tradizionali in medio oriente, e anche con quelli in Europa. Robert Kagan sosteneva che americani ed europei non solo non vedevano il mondo allo stesso modo, ma anche che vivessero in mondi diversi. Per quanto confidasse che le distanze potessero colmarsi, non poteva escludere il contrario, e sembra proprio che sia quello che stia accadendo, con la presidenza Obama più ancora che con quella Bush. Se l’America si convincesse che le cose andassero male nella zona privilegiata di competenza del secolo scorso, nulla le impedirebbe di ritirarsi ed occuparsi delle relazioni nel Pacifico, in cui oggi ottiene maggiori riconoscimenti. Una storia si chiuderebbe con il suo bilancio e se ne aprirebbe un’altra. Abituati come siamo a vivere sotto l’ombrello americano, il problema sarebbe per noi e per Israele, con la particolarità che Israele è piccola, ma armata fino ai denti, noi, siamo grandi e con un fucile a schioppo in mano. Potremmo accorgerci che il tanto odio “anti americano”, era un sentimento verso noi europei. Aspettava solo un’occasione per rivolgercisi contro. Roma, 26 febbraio 2015 |